Parlami un po' di quest’ultimo lavoro”.
“L'ho appena ultimato”, rispose l’Artista. “Il busto rappresenta un uomo, o meglio forse è solo una parte di uomo. Un Uomo vero, però, non una semplice ombra o sagoma. Ecco quasi un uomo ideale, un modello. Forse quell'uomo pieno che vorrei essere io, o al quale vorrei somigliare. Talmente pieno da non avere bisogno di dover fissare le proprie radici in qualcuno di quei terreni di cui ti parlavo prima. Un Uomo da ammirare, da guardare da lontano per coglierne la grandezza, ma che nello stesso tempo si lasci toccare, si lasci esplorare da ciascuno di noi. Quasi addirittura voglia lasciarsi sorreggere da noi stessi. Non che ne abbia bisogno, ma solo per darci ancora di più l'idea del suo lasciarsi toccare, del suo consegnarci alla nostra curiosità, al nostro bisogno o desiderio di incontrarlo”. Travolto dalla propria spiegazione, che quasi sembrava render tutto più chiaro, quasi non si accorse di cosa succedeva intorno a lui. L'Ospite infatti aveva ripreso cappotto e berretto, aprì la porta e discese lungo le scale. “Ma perché scappi?” chiese l’Artista. “Scappo?” chiese a sua volta un po' stupito l'Ospite. “Eppure lo hai capito anche tu: siamo uomini solo quando siamo uomini in transito!”.